Articolo di Antonio Alejandro Piccolo
Nell’articolo di oggi andiamo ad analizzare il lotto 371 della nostra corrente Asta 11, ossia un magnifico Scudo Riccio, di notevole qualità, battuto a Palermo nell’anno 1697.
Asta 11, Lotto 371, PALERMO Carlo II d’Asburgo (1674-1700) Scudo Riccio 1697 – MIR 489 AU (g 3,46) RRR
Una moneta dal nome particolare
Anzitutto una nota sul nome di questa moneta. Fin dal 1715, quando il canonico Cesare Antonio Vergara diede alle stampe il suo “Monete del Regno di Napoli“, la moneta venne definita “scudo riccio“, e questa denominazione permane ancora oggi. Il bando dell’epoca, che ne decretava l’emissione, la definisce invece “trionfo“, nominale tipico della moneta siciliana.
L’emissione, ad ogni modo, equivaleva in peso e fino allo zecchino di Venezia ed il nostro esemplare ne è la più indubbia… “incarnazione“!
Le “facce” dello Scudo Riccio
La moneta mostra su di un lato l’aquila araldica con lo stemma degli Asburgo di Spagna, circondato dalla legenda a nome di Carlo II, qualificato dai suoi titoli regi. Sotto le zampe dell’aquila troviamo le sigle R C, regia camera (di Sicilia).
Al rovescio, troviamo un tipo particolare, autentica espressione del Barocco siciliano. Si tratta di una elaborata cornice, con in cima una corona reale da cui spuntano, trionfalmente, sette rami di palma. Al centro, il ritratto di Carlo II d’Asburgo di Spagna. Uno svolazzante cartiglio recita REVIVISCIT. Nel campo ANNO 1697.
Ebbene si, è come alcuni di voi avranno intuito: un esemplare ribattuto proprio su di uno zecchino veneziano! Il rovescio di questa moneta recita infatti “Sit tibi Christe datus quem tu REG(I)s iste ducatus”, come esemplificato dallo zecchino battuto dal doge Francesco Morosini, che abbiamo qui postato come confronto.
Anche il peso del tondello corrisponde a grammi 3,46, esattamente quanto uno zecchino.
Osservando l’esemplare con maggiore attenzione leggiamo, a sinistra di ANNO, vicino al margine: REG(I). Sono delle lettere che non appartengono al conio appena prima descritto. Come è possibile?!
Asta 11, Lotto 429, VENEZIA Francesco Morosini (1688-1694) Zecchino – Mont. 2110 AU (g 3,49) R
Le tracce dello Zecchino
A destra della R- di REG(I) è visibile anche una traccia della “mandorla” che sullo zecchino racchiude il Redentore. Altre tracce di ribattitura sono riscontrabili al D., ai margini di CAROLVS, da dove, con fortuna e pazienza, si potrebbe evincere il nome del doge emittente.
Da una rapida rassegna, ci sembra che anche altri esemplari di scudo riccio (trionfo) 1697 mostrino tracce di ribattitura su altre monete, possibili zecchini veneziani, ma non abbiamo visto un solo altro esemplare in cui la dimostrazione sia così palese come nel nostro.
A questo punto il titolo del post è pienamente dimostrato. Le tracce evidenti della coniazione veneziana, abbinate alla bellezza tipologica del conio palermitano ed alla sua notevole conservazione, permettono davvero di considerare questo esemplare “unico“.
Per approfondire
- Sfoglia il catalogo dell’Asta 11
- Leggi il blog post “Dal Tevere al Taro, passando per i Castelli Romani: i ponti nelle medaglie dell’Asta 11“
- Leggi il blog post “Le medaglie d’oro dell’Opera Nazionale Combattenti per le inaugurazioni di Littoria e Sabaudia“

